Luglio 2025
“ […] Ogni identità personale si forma attraverso la continua interazione tra singolo e gli altri – vale a dire, tra soggetti. Lo sviluppo dipende, ed, è organizzato, dalle relazioni in cui avviene.” S. Seligman
La distanza nella relazione è uno dei miei temi preferiti, perché è semplicemente e infinitamente vasto.
Spesso guardando giocare i bambini insieme, un genitore con il suo bambino, quando sono io stessa a giocare con un bambino, il tema della distanza nello spazio è molto importante.
In una seduta ho potuto osservare un papà e il suo bambino nella ricerca della giusta distanza, fondamentale per creare una relazione significativa.
Francesco e il suo papà sono entrati insieme nella stanza di psicomotricità dove avevo lasciato i giochi preferiti di Francesco. Sedendosi a terra si sono casualmente ritrovati vicini, forse troppo, perché Francesco ha girato le spalle al padre, occupandosi di cercare dei giochi in una scatola. È rimasto così per un tempo lunghissimo che mi ha fatto pensare che Francesco volesse raccontare, con la sua postura, l’emozione che stava vivendo.
Mi sono data un tempo per capire e dare senso alla condotta di Francesco, dopo poco ho chiesto al padre di spostarsi lentamente, aumentando la distanza fra loro, senza cambiare altro. Il padre, a quel punto, indietreggiò giusto due passi e si fermò, senza fare nulla. Apparentemente sembrava un cambiamento insignificante per un adulto, Francesco sembrava non essersi accorto di nulla, teneva sempre la sua postura silenziosa, voltando le spalle al padre. Nessuno aveva fretta di interrompere il silenzio che si era creato. Nessuna distrazione per rendere più breve un momento che faceva pesare ogni secondo. Nessuna ansia. Avevamo la sensazione che tutto avesse un significato e questo mi rassicurava che potevamo aspettare fiduciosi.
Ad un certo punto, senza cambiare espressione, e, senza palesare apertamente di essersi accorto dei cambiamenti, Francesco scelse degli oggetti, si girò, volgendosi verso il padre, che lo accolse sorpreso, felice di vivere un incontro atteso a lungo.
Dal quel momento, rimanendo nella posizione che tutti e tre avevamo scelto nella stanza, Francesco e il padre accennarono un gioco silenzioso, pretesto per dedicarsi a qualcosa che avevano faticosamente costruito insieme, la relazione. Senza linguaggio verbale, avevano lasciato spazio ad una comunicazione profonda che li aveva fatti incontrare.
La distanza giusta nella relazione è importante, fondamentale.
Ognuno ha il suo modo di vivere la distanza dall’altro: racconta come siamo stati sostenuti e aiutati a costruire la nostra identità dalla gestazione al presente. La capacità relazionale individuale, infatti, è profondamente connessa alla nostra storia, alla nostra famiglia, alla nostra nascita.
“Prima di venire al mondo, il bambino viveva nell’unità.
Non c’era alcuna differenza fra lui e il mondo, perché dentro e fuori erano tutt’uno. Ignorava gli opposti. Non sapeva nulla del caldo e del freddo, ad esempio. Il freddo non era altro che il contrario del caldo. La temperatura corporea del neonato e quella della madre sono identiche, quindi come poteva trovare una differenza, una separazione?” F. Leboyer
Durante la nascita madre e figlio si separano definitivamente e non sarà mai più possibile, per entrambi, rivivere quella sensazione di unità e fusione. La nascita crea nel neonato sensazioni di paura e meraviglia – tutto è una scoperta preziosa e impegnativa: l’aria che entra nei polmoni, luce, sensazioni, voci, gravità. Ogni elemento parla di quella distanza che nel tempo diventerà lo spazio in cui il bambino si troverà di fronte a sfide importanti e integrazione di emozioni contrapposte: felicità, tristezza, rabbia, gioia. Sarà compito dell’adulto, lentamente, in modo gentile, accompagnarlo a vivere questa distanza corporea, poi relazionale, aiutandolo a inserire elementi che raccontino determinazione, indipendenza, individualità.
Un viaggio complesso e importante, quello del bambino, che ha bisogno di sentirsi accudito per mantenere dentro di sé la sensazione di sicurezza.
Quando ci si allontana troppo si rischia di rompere la relazione e quando ci si avvicina troppo si rischia di entrare nello spazio dell’altro, sollecitando le sue difese inconsce e, di fatto, rompendo, allo stesso modo, la relazione.
Ma come si trova la distanza giusta?
Ci si può affidare all’osservazione e alle sensazioni che ci arrivano dal bambino che in altri contesti potremmo chiamare: Risonanza, Neuroni specchio, Campo.
Osservando il suo corpo possiamo comprendere che esiste una distanza che non invade, e una che non sollecita la sensazione di abbandono. Micro movimenti corporei raccontano fastidio e malessere che il bambino prova nel sentire qualcuno troppo vicino o distante da sé.
L’adulto, fidandosi delle sue sensazioni, e della lettura che ne segue, può fare piccoli cambiamenti che fungano da rassicurazione profonda, permettano al bambino di ritrovare la sensazione di sicurezza.
“[…] Osservare le espressioni e i movimenti delle emozioni altrui coinvolge l’osservatore in ciò che provano gli altri. Senza dover fare alcuna inferenza, senza che vi sia una cognizione esplicita, senza dovere “pensare” a nulla, i cervelli e i corpi degli esseri umani conoscono l’esperienza degli altri.”
S. Seligman
Spazio, relazione, sicurezza.
Quando ci si relaziona con i bambini l’osservazione del loro comportamento inconscio ci permette di dare significato a particolari che in altro modo sarebbero semplicemente considerati poco importanti, fondamentali, invece, quando si cerca di stabilire con loro una relazione stabile, significativa, sicura.
Il senso di sicurezza è la base della relazione, e, se aiutiamo i bambini a comprendere quale sia il loro spazio individuale, è probabile che, involontariamente, insegneremo loro a difendere quello spazio, in futuro, quando diventeranno grandi.