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LA FIDUCIA DEL CUORE

“Caro mio, la felicità bisogna conquistarsela!”

lo ammonì un giorno il Gufo. “Esci dalla tana e vai a cercarla.”

Così, il mattino seguente di buon’ora Piccolo Orso si mise in viaggio alla ricerca della felicità.  Piccolo Orso a caccia…….di felicità – Waltraud Egitz, Lucia Scuderi

Sentire di avere abbastanza fiducia nelle proprie capacità è una conquista continua che inizia nell’infanzia e che prosegue durante tutto l’arco della vita.

La fiducia va alimentata giorno dopo giorno.

Difficile definire con precisione se si tratti di un’emozione, un sentimento, un’abilità o una conquista. Resta il fatto che quando la mamma si abbassa all’altezza del viso del bambino e con un grande sorriso apre le braccia il bambino senza esitazione corre per ricevere e cadere nel suo abbraccio.

Nessun gioco può competere con l’abbraccio dei genitori.

Impossibile spiegare quest’azione istintiva con la logica, è un movimento antico che ha a che fare con il primo periodo della vita, quando il bambino dipende totalmente dalle cure materne e paterne.

Nell’incontrare l’altro, per comunicare, possiamo usare le parole, il movimento, le canzoni, ballare ma vi sono anche tanti altri elementi e, fra questi, vi è anche la fiducia nei confronti degli altri prima, e in sé stessi, successivamente.

Gli adulti hanno idee chiare rispetto ai sentimenti derivanti dalle emozioni, la gioia, la paura, tristezza e rabbia, meno per quanto riguarda la fiducia.

Le emozioni possono mantenere nel pensiero la loro natura istintiva e ogni tanto  vengono razionalizzate attraverso il disegno o le spiegazioni, ma la fiducia non ha un posto definito e, a volte, rischia di essere dimenticata.

E invece ci definisce come individui sia da bambini che come adulti, definisce il nostro carattere e le relazioni interpersonali che costruiamo.

Il bambino quando è piccolo riceve le coccole dai genitori, sente il loro corpo vicino e questa vicinanza gli trasmette sensazioni piacevoli e a volte di paura: quando il gesto e il movimento creano una separazione inaspettata e imprevedibile.

Ma poi si torna a stare vicini.

Il corpo partecipa attivamente a questo incontro, in un dialogo tonico nel quale sente di potersi arrendere, rilassandosi mentre ascolta i piccoli rumori della casa, la porta che si apre, il miagolio del gatto, la sveglia che suona.

“Quando il nostro ambiente è positivo, l’energia vitale del nostro corpo si espande: allarghiamo le braccia e siamo raggianti di gioia. Quando l’ambiente è negativo, tendiamo i muscoli ci ritiriamo in noi e diventiamo pallidi e silenziosi. In questo modo l’essenziale dell’uomo, il suo carattere si àncora attraverso le emozioni nel suo corpo. Un’emozione non è un’idea o un’immaginazione – è un processo energetico nel corpo, qualcosa che fluisce in noi. Attraverso la nostra energia fluida siamo legati tra di noi e con la terra e insieme avvolti nell’energia cosmica. Un’energia vitale in equilibrio e flessibile è segno di salute fisica e psichica.”  S.Wendelstadt

La rassicurazione dona al bambino la sicurezza necessaria per aprirsi al mondo, e il corpo manifesta tale apertura attraverso la flessibilità; il rilassamento o l’irrigidimento della muscolatura esprimono la sua reazione alle emozioni e agli stimoli che riceve. Nell’abbraccio si apre ma quando sente un rumore improvviso si irrigidisce e impara a difendersi.

Apertura e chiusura si susseguono creando un ritmo semplice e vitale.

Un ritmo che nella ripetizione diventa una consapevolezza inconscia, permette al bambino di conoscere ciò che lo fa stare bene e ciò che gli crea paura, perché il corpo riconosce entrambe le sensazioni anche senza bisogno del pensiero

ma fidandosi di sé.

“Se siamo in grado di creare ambienti sicuri, possiamo avere accesso ai circuiti neurali che rendono possibile l’essere sociali, l’apprendere e il sentirci bene.” Porges

Arrivano i borbottii, i sorrisi, le risate, pianti e parole adoperati dal bambino per chiedere di essere ammesso alla vita sociale della famiglia.

Eccomi, sono qui!

Il suo tono deciso segna un importante cambiamento nella relazione con l’adulto.

La separazione rompe il dialogo tonico e lo smarrimento disturba il ritmo familiare che fino ad allora è stato come un’onda del mare e che ora fatica a mantenere immutata la sua natura; aumentano i dubbi, la logica arriva in soccorso, sostituendosi all’istinto, e qualcosa si perde.

Ora si, che siamo distanti!

Improvvisamente sembra che sia tutto da rifare, non ci si capisce né con lo sguardo  ma neppure con le parole.

Mi sa che non ci capiamo, io e te…

ed è proprio in questo momento che la fiducia viene dimenticata da qualche parte.

Sembrava tutto chiaro e invece ora il bambino viene guardato come se fosse incapace di fare da solo, anche le più piccole cose, il tempo accelera, ogni azione viene spiegata nel suo farsi e ogni sfumatura viene tolta alla libera sperimentazione per diventare apprendimento.

Si deve fare cosi!

Ma tutti i suggerimenti dell’adulto difficilmente vengono accolti e soprattutto compresi  perché imparare è un atto creativo ricchissimo che non si può ridurre al “si fa così.” Prima è necessario fare confusione, lasciarsi trasportare dell’intuizione, cambiare e sottolineare con la voce l’entusiasmo delle scoperte.

Le attività del bambino mettono a dura prova la pazienza dell’adulto che guarda tutto questo laboratorio di idee in azione e riesce solo a vedere il disordine che si espande anche nelle emozioni, le parole e i significati.

La confusione porta a dimenticare il progetto educativo per il bambino che a sua volta si ritrova confuso, fino a sentirsi responsabile di tanto fallimento.

Sentire e sentirsi sentiti

è una delle chiavi per cambiare il presente e per risolvere questo momento di crisi, a patto che l’adulto riprenda il suo posto accanto al bambino. Mettersi in ascolto cambia molto le cose, ricostruire la complicità, la curiosità e il piacere della condivisione aiutano adulto e bambino a sentirsi compresi e ascoltati. È essenziale alleggerire la comunicazione ricordandosi che il bambino ha bisogno di messaggi semplici e coerenti per comprenderne il significato.

Mi fido di te

“Piccolo Orso era contento che il Grosso Orso lo avesse accolto con gentilezza. Verso sera gli raccontò quello che gli era capitato durante la giornata: come si era fermato a riposare accanto al ruscello, come aveva salvato la vita all’uccellino e come aveva diretto il coro delle rane. 

E non ti sei sentito felice? Domandò il Grosso Orso. Piccolo Orso ci pensò su: certo che sì rispose infine, sorpreso. La felicità si trova in tante piccole cose. Devi soltanto tenere gli occhi ben aperti e la vedrai anche tu, spiegò il Grosso Orso.”

Il Grosso Orso ascolta attento il racconto di Piccolo Orso e gli regala la sua saggezza e la sua capacità di saper guardare tante cose insieme, come sanno fare i grandi, per poi restituirgliele ordinate e legate da un significato. Il Piccolo Orso ascolta le parole di Grosso Orso e comprende di aver fatto un’esperienza importante che non avrebbe saputo descrivere meglio.

Bravo, Piccolo Orso!