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DIARIO DI BORDO DI UNA PSICOMOTRICISTA

Perché gli articoli di blog?

Ho pensato di stilare una lista di tutte le cose importanti che quotidianamente vivo nel mio lavoro con i bambini e i genitori.

Spesso, insieme all’osservazione del comportamento spontaneo del bambino mi pongo l’obiettivo di conciliare il tempo dell’adulto, veloce, logico ed emotivo con quello del bambino, curioso, a volte lento o caotico, come un disegno che prende vita sul foglio.

Mi sembra interessante soffermarmi sulla diversità dell’adulto e del bambino, sui loro bisogni e su un sentire che, a tratti, li pone molto lontani o troppo vicini, quasi sovrapponibili, creando, di fatto, un inciampo che rallenta il passo e che aumenta per entrambi la confusione e la frustrazione.

L’incontro fra le persone segue sempre delle regole non dette, estremamente importanti e molto precise, che permettono il fluire delle idee, la stesura, la realizzazione di progetti e la capacità di creare dei simboli che semplifichino la comprensione, come il disegno di una matita per indicare la matita stessa.

Portare i contenuti all’esterno è sempre un valido aiuto.

Ma per realizzare tutto questo non basta un’idea, né l’azione o l’istinto come non basta essere tanti o solo in due, servono gli elementi fondamentali che costituiscono la base delle relazioni.

L’incontro è sicuramente motivato da un bisogno istintivo, dall’impulso che determina la spinta verso l’altro. Ma perché l’istinto si trasformi in consapevolezza è necessario porre la giusta attenzione alle regole che definiscono la relazione e che nel tempo diventano la nostra cifra stilistica.

Partiamo dal desiderio che ci permette di imparare superando un ostacolo dopo l’altro.

E poi ci possiamo occupare di valutare la distanza che ci separa dall’altro, di trovare il tempo giusto, di scegliere il tono di voce senza dimenticare di coinvolgere emozione e respiro.

E infine di valutare la punteggiatura che segna l’inizio di una danza fatta di avvicinamenti e di allontanamenti successivi.

Sono tutte pause, in pratica.

Perché, in ogni contesto, è proprio grazie alle pause che si riconosce il contenuto e il senso.

Piccole separazioni fra una parola ed un’altra, fra una nota e l’altra, fra un oggetto e l’altro.

Impercettibili

si, a volte lo sono; come il respiro che accompagna la lettura delle storie o come le pause fra le note sul pentagramma che creano l’opera, impercettibili ma fondamentali. E mentre il bambino è attentissimo e catturato da tutti questi elementi apparentemente poco importanti, l’adulto tira dritto e si preoccupa delle parole e del loro significato, del movimento e di come il bambino risponde allo stimolo.

Due mondi distanti

che si incontrano e si scontrano nella ricerca di riconoscersi simili, anche se tanto diversi.

Il mio lavoro è proprio questo.

Ho imparato a guardare le piccole cose e a sottolinearne l’importanza e la bellezza. Osservare un bambino impegnato ad imparare è sempre emozionante. Lo è anche vedere lo sguardo dei suoi genitori che, guardandolo, ripercorrono parte della loro storia. I ricordi, gli sguardi e le parole fanno riaffiorare una competenza innata che velocemente permette loro di vedere e comprendere un linguaggio solo apparentemente dimenticato.

E se si trova un linguaggio comune diventa più facile conoscersi.

Si svela, finalmente, la finalità dell’incontro, nel quale ognuno porta sé stesso, il genitore insegna la rassicurazione e il bambino insegna la meraviglia delle piccole cose dimenticate.

Ora si può procedere con lo stesso passo e quando ci si perde nei pensieri basta uno sguardo per tornare a sentire l’altro nella relazione che diventa contenitore condiviso.

Imparare ad imparare.

Il mio lavoro si potrebbe riassumere così.

“L’infanzia costituisce l’elemento più importante della vita dell’adulto: l’elemento costruttore. Il bene o il male dell’uomo nell’età matura è strettamente legato alla vita infantile da cui ebbe origine.”    M. Montessori