Aspetta, non sono pronto!
C’è un momento in cui il corpo è pronto al movimento e accade quando mente, corpo, pensiero si allineano, pronti all’azione.
Bisogna affidarsi al sentire, non c’è altro modo.
È il sentire che dà il via.
Nella sua richiesta di prendere tempo prima di agire, il bambino racconta quanto sia difficile imparare a sincronizzare questi elementi fondamentali. Il movimento, per quanto la sua origine sia naturale e istintiva, per essere finalizzato alla realizzazione di un obiettivo, deve prevedere l’integrazione di corpo, sentire, pensiero.
È un lungo impegnativo lavoro. Richiede al bambino la ripetizione infinita della stessa azione e la gestione della frustrazione che accompagna l’intero processo.
Nel vedere i bambini in difficoltà, affaccendati e affaticati quando sentono che il loro desiderio di riuscire non è sufficiente a rendere reale un’azione, gli adulti intervengono, a volte frettolosamente.
E se il piacere del gioco risiedesse proprio nella ripetizione e nella paura di non riuscire?
Voglio fare da solo!
Questa esperienza vissuta in modo così diverso da bambino e adulto evidenzia il loro modo di affrontare le difficoltà. Se per gli adulti la ripetizione suggerisce un senso di fallimento ed è, di conseguenza, accompagnata da un’emozione negativa, per il bambino la ripetizione di un movimento, attività, azione è fonte di rassicurazione, racconta il suo desiderio di imparare e di riuscire in un’impresa ardua, da grandi.
I giochi hanno delle regole, la ripetizione del gioco è la prima regola per imparare a giocare.
Il movimento, come già detto altrove, è un atto creativo, riguarda individualità e libertà della persona, non può essere considerato e valutato come esecuzione di uno schema motorio. Interessarsi al movimento, attività del bambino, così come egli desidera condividerli, resistendo all’impulso di modificarli, anche poco, è importante, poiché egli viene riconosciuto nelle sue capacità, concretizzando la sua identità nello sguardo dell’adulto.
Credo che lasciarsi coinvolgere dalle attività del bambino permetta all’adulto la comprensione del suo mondo, la motivazione profonda che lo anima, le paure che si trova ad affrontare. Il senso del risultato viene molto dopo, perché muoversi, imparare, crescere implicano un’alternanza di movimenti sicuri e ripensamenti, pause ed accelerazioni improvvise, ma soprattutto imprevisti.
Ci vuole tempo.
A volte è difficile dare senso ad attività che apparentemente sembrano incomprensibili e ciò accade perché, nel tempo, l’adulto dimentica che immaginare e far finta favoriscono la scoperta di nomi e significati sconosciuti. Sono strumenti importanti, creano un ponte fra adulto e bambino. In questo momento della crescita così delicato, procedendo con cautela, l’adulto può chiedere al bambino il permesso di entrare in questo mondo che egli sta costruendo per sé, sconosciuto, pieno di domande.
La mamma e il papà portano un contributo importante nel gioco, movimento e azione del bambino, un elemento fondamentale, prezioso per diventare grande, la reciprocità che diventa regola principale del gioco condiviso con gli altri ma soprattutto base della relazione.
Eccoti! Ci sei anche tu.
“Il movimento è fattore essenziale per la costruzione dell’intelligenza, che si alimenta e vive di acquisizioni ottenute nell’ambiente esteriore. Anche le idee astratte risultano da una maturazione dei contatti con la realtà, e la realtà si coglie per mezzo del movimento.” M. Montessori
Sperimentare la reciprocità con i genitori rende il bambino più sicuro delle sue capacità, migliora il linguaggio e la comunicazione diventa chiara a volte assertiva. Si sente pronto a condividere le sue scoperte con i coetanei, costruisce giochi e sfide partendo dalla realizzazione di progetti. Tutti si sentono parte di un gruppo, lentamente comprendono di essere capaci di affrontare le insidie, fatiche ma anche gioia della condivisione, che nel tempo trasforma esperienze in ricordi, alcuni dei quali faranno loro compagnia per tutto il corso della vita.
“Si dice spesso che siamo formati dalla nostra esperienza, ed è un’affermazione che io intendo alla lettera: il nostro corpo rispecchia le nostre esperienze.” A. Lowen
È difficile pensare di isolare il movimento del corpo dalla relazione, forse non è semplicemente possibile.