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CHI SONO IO?…IO, NATURALMENTE!                                                                 

Emozioni, sensazioni, parole, fiducia e creatività sono i fattori che ci permettono di dar vita alla nostra unicità, come questa si esprime nell’incontro fra corpo e pensiero, in un equilibrio dinamico e mutevole.

“Il vasaio mette la creta al centro del tornio, poi comincia lentamente a farla girare combinando l’acqua e un tocco della mano delicato ma fermo per darle forma, finché non emerge un oggetto unico, da apprezzare e usare nei più diversi modi.” J.C.Mills, R.J.Crowely            

La costruzione dell’unicità accompagna sempre l’individuo, anche in età adulta. Perché la vita modifica il suo sguardo, il comportamento, l’ascolto di ciò che lo circonda. Durante l’infanzia, il bambino ricerca nell’ambiente tutti gli elementi che gli servono per vedersi e riconoscersi sempre più chiaramente; le esperienze diventano tanti piccoli specchi, che uniti, l’un l’altro, riflettono la sua immagine e lo aiutano a scegliere il posto che desidera occupare nel mondo.

Sentirsi unici è un’altalena fra il bisogno di riconoscersi come l’altro e un po’ diverso, unico: creare un movimento armonico fra queste due spinte, che conducono in direzioni opposte.

Non è mai semplice.

Può apparire paradossale, poiché coloro che sono coraggiosi e ricercano la novità possono essere anche coloro che hanno avuto le vie più efficienti per tornare verso la sicurezza. Non è che cerchiamo la novità per il gusto di “cercare il nuovo.” Nella vita, le persone che sono anche dei pensatori audaci sono disponibili ad affrontare delle scommesse. Non sono insicuri davanti alle situazioni nuove. Sono anche persone che possiedono forti reti di supporto sociale e che non avvertono che la scommessa rappresenti davvero una minaccia di vita.”   Porges

Da dove si comincia.

Comincerei dall’importanza di sentirsi sicuro.

Il senso di sicurezza, che caratterizza anche altri aspetti della crescita, descritti   precedentemente, è un elemento importante, e il bambino impara a svilupparlo quando è molto piccolo. I genitori, con gesti di cura gentili, risvegliano l’energia e il piacere della vicinanza, accompagnandolo con un lungo sguardo attento e curioso che ogni volta si rinnova di significati diversi.

Sei qui!

Ritrova lo sguardo di mamma e papà, enfatizza la scoperta con sorrisi e piccole parole in costruzione. Questo è davvero un momento nel quale il bambino si sente sicuro.

Non manca proprio niente.

È il principio dell’unicità: racconta la storia che riceve come eredità della sua famiglia, si sente simile a papà e mamma, usa il loro stesso codice sociale per comunicare i suoi bisogni.

La sicurezza attiva nel bambino, il desiderio di conoscere ciò che è diverso da sé ma per non fare confusione, fra sé e l’altro, è importante. È necessario, infatti, che riconosca le sue emozioni e quando, poco più avanti, scoprirà che la creatività è un bellissimo strumento per esprimere sé stesso, potrà, finalmente, sentirsi capace di occupare il suo posto nel mondo.

Ma prima di arrivare a questo passaggio di crescita serve ancora l’aiuto dei genitori, che, con le loro parole, quotidianamente, sottolineano il significato delle azioni, e senza farci troppo caso, volgono lo sguardo al futuro. A volte anche con impazienza. Le parole diventano sempre più complesse, perché sono tante le cose da dire. Compaiono regole, appuntamenti, spiegazioni, che se elaborate con più attenzione,  risultano decisamente molto efficaci. 

Perché le spiegazioni sono il momento del riordino nei pensieri e ci aiutano a definirne priorità e obiettivi. Quando ci occupiamo dell’organizzazione della giornata ci vengono in mente azioni pratiche, compiti: come vestirsi o preparare lo zaino. La  funzionalità, a volte, prende il sopravvento e le emozioni scivolano via, occupando l’ultimo posticino nelle frasi.

O sono proprio dimenticate.

Le emozioni non sono semplici da spiegare e neppure descrivere come si manifestano, invadono velocemente il corpo e si acquietano lasciando mente e corpo un po’ frastornati. Il tempo e la fatica, spesi nella ricerca di parole significative per raccontarle, proteggono, però, il bambino dalla confusione, dal senso di solitudine, vergogna.

E se il genitore osserva le reazioni del bambino e gli descrive le sue emozioni non utilizzando solamente la definizione astratta dei sentimenti, sarà per lui di grande aiuto: gli svelerà, infatti, il sentire che egli riconoscerà come espressione del suo personale modo di essere. La vicinanza con i genitori, poi, limiterà o ridurrà la sensazione di pericolo, insegnandogli, via-via, a regolare le emozioni.

Non ti preoccupare, sono qui con te.

È un momento della relazione che mi piace molto. L’adulto e il bambino si ritrovano dalla stessa parte e, da questa prospettiva, si possono sentire, pensare e immaginare soluzioni che non solo rassicurano, ma fanno ricordare il futuro, come dice Seigel.

Il bambino possiede, finalmente, tutto quello che gli serve in questa fase della crescita, emozioni, autonomia, curiosità, creatività, per iniziare ad abitare la sua unicità. La sua personalità diventa più manifesta e si individuano le sue caratteristiche personali.

“Resilienza: quanto lentamente o velocemente siete in grado di superare le avversità. Attitudine: quanto a lungo riuscite a sostenere emozioni positive. Intuito sociale: quanto siete capaci di cogliere i segnali sociali trasmessi dalle persone intorno a voi. Autoconsapevolezza: quanto siete in grado di percepire le sensazioni corporee che riflettono emozioni. Sensibilità al contesto: quanto siete capaci di regolare le risposte emozionali in funzione del contesto in cui vi trovate. Attenzione: quanto sono chiari e precisi i vostri processi di focalizzazione. Davidson,Begley

Faccio da solo!

Sente il coraggio di guardare le difficoltà, capace di pensare e attuare soluzioni personali per risolvere i problemi che si presentano.

Realizza la sua realtà seguendo il filo dei suoi pensieri, la sua immaginazione e si mostra all’esterno, a scuola, con gli amici, negli sport permettendosi, ora, di fare nuovi esperimenti di crescita, non solo con gli oggetti, ma anche con la relazione e con la sua personalità.

“Un giorno sono vento

Un giorno spento

Un giorno solleone

Un giorno l’acquazzone

Un giorno sono gioia

Un giorno solo noia

Un giorno l’avventura!

Un giorno ho un po’ paura […]

Ma giorno dopo giorno

io sono qui che aspetto.

Se un giorno mi vorrai

non chiedermi chi sono

Un giorno sarò foglia

se un giorno sarai ramo.”   

Io sono foglia – A. Mozzillo, M. Balducci